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L’aspetto di un professionista, come può essere nel caso di un fisioterapista, è identificato come una delle tre componenti principali essenziali nello stabilire una forte e concreta relazione professionale con il paziente (1), insieme al comportamento ed alla comunicazione verbale. L’abbigliamento, essendo uno dei principali fattori determinanti dell’aspetto del professionista ed essendo un elemento chiave della comunicazione non verbale, svolge un ruolo cruciale nell’instaurazione e nella sostenibilità di queste relazioni.

In Italia, sono molto frequenti le discussioni sui vari gruppi Facebook su come dovrebbe vestirsi un fisioterapista, se preferire la tuta o il camice. Proprio per questo, in accordo su quanto ormai sappiamo sull’importanza di effetti placebo, nocebo e fattori contestuali, è necessario addentrarsi nei meandri della letteratura scientifica per rispondere, o almeno provarci, alla domanda: “Meglio tuta o camice?”.


Tuta o camice: cosa dice la letteratura scientifica?

In una revisione sistematica (2) che esamina l’influenza dell’abbigliamento del medico su una serie di percezioni del paziente, è emerso come l’abbigliamento formale con o senza camice bianco era preferito nel 60% dei 30 studi inclusi.

Come probabilmente non è così difficile da immaginare, è emerso come gli aspetti culturali abbiano un impatto sulla percezione dell’abbigliamento del medico dal punto di vista del paziente.

Si è infatti visto come la nazionalità influenzi la percezione dell’abbigliamento, forse riflettendo aspettative culturali, di moda o etniche. Ad esempio, solo 4 dei 10 studi con sede negli Stati Uniti hanno concluso che l’abbigliamento abbia influenzato le percezioni dei pazienti riguardo al proprio medico. Al contrario, gli studi canadesi hanno riportato una preferenza per l’abbigliamento formale ed un camice bianco (3). Allo stesso modo, quattro studi su cinque provenienti da nazioni europee hanno scoperto che le preferenze, la fiducia o la soddisfazione dei pazienti erano influenzate dall’abbigliamento del medico (4)(5)(6)(7).

Percezione dell’abbigliamento del medico in base alla nazionalità.

Quando però sono state valutate le opinioni dei pazienti in merito all’abbigliamento del medico in seguito ad una visita, solo il 25% dei pazienti ha riferito come l’abbigliamento abbia influenzato la propria percezione nei confronti del medico (8, 9, 10), suggerendo che in seguito ad un incontro “fisico” con il professionista, il suo abbigliamento potrebbe avere un ruolo minore rispetto ad altre caratteristiche del clinico, esemplificando l’importanza dell’interazione rispetto all’apparenza.

Al contrario, negli studi dove i pazienti hanno ricevuto descrizioni scritte (11) o immagini di abbigliamento medico senza una corrispondente interazione con il clinico, è emerso come la maggior parte dei pazienti preferisse l’abbigliamento formale con o senza camice bianco.

Percezione dell’abbigliamento del medico in base al fatto che il paziente sia stato visitato o meno.

L’unico studio presente in letteratura svolto in Italia (12), quindi in un contesto più direttamente applicabile alla nostra pratica clinica, è però anch’esso fatto su medici.

Questo studio indica chiaramente le esigenze dei pazienti italiani per una sobria immagine professionale del loro medico, derivante da un codice di abbigliamento standard ed attenzione ai dettagli nella cura personale (capelli, unghie, barba, peso, assenza di gioielli, tatuaggi, piercing, ecc.). I pazienti preferiscono che i medici indossino un camice bianco con una targhetta e si vestano in modo conservativo, poiché questo modo di vestire trasmette rispetto e dà formalità alle interazioni paziente-medico. La professione medica ha un interesse acquisito nel mantenere questo codice di abbigliamento, che, come le divise per militari e sacerdoti, offre un’identità professionale ed il privilegio e lo status che ne derivano.

I risultati di questi studi ci danno però delle risposte molto limitate poichè probabilmente già sappiamo quanto la figura del medico abbia già una propria forte identità e status sociale nella popolazione mentre il dubbio amletico di ogni fisioterapista è se cercare di imitare le figura medica indossando il camice, cercando di farsi confondere come “uno di loro”, o mantenere un’identità più informale, come lo è storicamente la figura del fisioterapista, anche nel rapporto con il paziente.

A questo purtroppo non abbiamo una risposta contestualizzata all’ambiente italiano, mentre è presente solo uno studio in letteratura che si sia posto questo interrogativo, canadese.

Questo studio ha indagato la percezione dei pazienti riguardo l’abbigliamento dei fisioterapisti, ed è stato il primo (ed unico) a farlo, specifico per la figura del fisioterapista.

Dallo studio è emerso come il camice fosse stato classificato dagli intervistati come l’abbigliamento più professionale, ma come gli intervistati abbiano fatto una chiara distinzione tra l’abbigliamento che percepivano come professionale e l’abbigliamento che invece preferivano. Contrariamente ai risultati della letteratura medica, infatti, che indica come il camice sia il più professionale ed il preferito, gli intervistati hanno preferito in modo inequivocabile una divisa su misura, nonostante considerassero il camice come il più professionale.

I motivi di queste percezioni contrastanti non possono essere accertati dai risultati dello studio, tuttavia, per gli autori, sembra ragionevole ipotizzare che ci siano delle differenze nei tratti di personalità delle due figure professionali ed un diverso approccio relazionale paziente-medico e paziente-fisioterapista. In termini di tipo di personalità, il profilo dei fisioterapisti assomiglia maggiormente a quello degli specialisti pediatrici, per i quali è emerso che gli standard di abbigliamento più informali siano maggiormente accettati per i pazienti rispetto a quelli di altre specialità mediche.

Nel considerare le relazioni paziente-professionista, il camice è stato associato non solo a competenza e fiducia (13), ma anche con un senso di ostilità, disuguaglianza e una relazione meno rilassata (14). Queste associazioni possono essere desiderabili nel mantenere un rapporto formale durante le interazioni tra medico e paziente, ma non sembrerebbero favorire relazioni efficaci tra fisioterapista e paziente. I fisioterapisti spesso trascorrono molto tempo impegnati in stretto rapporto con i loro pazienti, offrendo così ampie opportunità di trasmettere altri aspetti della professionalità sopra menzionati. La portata dell’esposizione a questa interazione terapeutica sembra sovrastare la percezione dei pazienti sull’adeguatezza o meno dell’abbigliamento.


Conclusione

La professionalità è un costrutto poliedrico che, nel campo dell’assistenza sanitaria, comprende dei tratti di competenza come il coinvolgimento, che comprende le abilità comunicative e l’empatia, oppure la fiducia e la preoccupazione per la qualità delle cure. In termini più pratici, è “un’immagine che promuove una relazione di successo con il paziente” in modo tale che il paziente si senta sicuro delle capacità del professionista sanitario. Ma sebbene la professionalità possa essere migliorata vestendosi in modo appropriato, l’abito è solo uno dei mezzi per raggiungere una relazione di successo, e probabilmente neanche il più importante.

Di conseguenza, è necessario soffermarsi primariamente su altri aspetti che rinforzino la relazione fisioterapista-paziente, in primis le capacità comunicative e non-verbali. Poi, in relazione a cosa si vuole comunicare al paziente attraverso l’abbigliamento ed al target di paziente che si vuole attirare nel proprio studio professionale, è possibile ragionare su quale sia l’abbigliamento più idoneo per la propria figura.


Bibliografia

  1. Walsh KC. Projecting your best professional imageImprint. 1993;40(5):46-49.
  2. Petrilli CM, Mack M, Petrilli JJ, Hickner A, Saint S, Chopra V. Understanding the role of physician attire on patient perceptions: a systematic review of the literature–targeting attire to improve likelihood of rapport (TAILOR) investigators. BMJ Open. 2015;5(1):e006578.
  3. McLean C, Patel P, Sullivan C et al. Patients’ perception of military doctors in fracture clinics—does the wearing of uniform make a difference? J R Naval Med Serv 2005;91:45–7.
  4. Kocks JWH, Lisman-van Leeuwen Y, Berkelmans PGJI. Clothing make the doctor—patients have more confidence in a smartly dressed GP. Ned Tijdschr Geneeskd 2010;154:A2898
  5. Maruani A, Leger J, Giraudeau B et al. Effect of physician dress style on patient confidence. J Eur Acad Dermatol Venereol 2013;27:e333–7. 10.1111/j.1468-3083.2012.04665.x.
  6. Sotgiu G, Nieddu P, Mameli L et al. Evidence for preferences of Italian patients for physician attire. Patient Prefer Adherence 2012;6:361–710.2147/PPA.S29587%5B.
  7. Hartmans C HS, Lagrain M, Asch KV et al. The Doctor’s New Clothes: Professional or Fashionable? Primary Health Care 2014;3:145 10.4172/2167-1079.1000145
  8. Chung H, Lee H, Chang DS et al. Doctor’s attire influences perceived empathy in the patient-doctor relationship. Patient Education and Counseling, 2012.
  9. Gooden BR, Smith MJ, Tattersall SJN et al. Hospitalised patients’ views on doctors and white coats. Med J Aust 2001;175: 219–22.
  10. McLean C, Patel P, Sullivan C et al. Patients’ perception of military doctors in fracture clinics—does the wearing of uniform make a difference? J R Naval Med Serv 2005;91:45–7.
  11. Budny AM, Rogers LC, Mandracchia VJ et al. The physician’s attire and its influence on patient confidence. J Am Podiatr Med Assoc 2006;96:132–8. 10.7547/0960132.
  12. Sotgiu G, Nieddu P, Mameli L et al. Evidence for preferences of Italian patients for physician attire. Patient Prefer Adherence. 2012;6:361-7.
  13. Taylor PG. Does dress influence how parents first perceive house staff competence? Am J Dis Child. 1987;141:426–8.
  14. Ikusaka M, Kamegai M, Sunaga T, Narita N, Kobayashi H, Yonenami K, et al. Patients’ attitude toward consultations by a physician without a white coat in Japan. Intern Med. 1999;38:533–6.

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