Neurodinamica: come funziona? Capiamolo insieme

La neurodinamica consiste in una serie di tecniche che vanno ad agire sul nervo. Vediamone i principi e le modalità…

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Il sistema nervoso è un sistema molto complesso dotato di proprietà uniche che gli permettono di trasdurre impulsi elettrici in qualsiasi momento, sia dall’encefalo ai tessuti periferici che, viceversa, dalle terminazioni nervose al sistema nervoso centrale, proprietà che vengono sfruttate nella neurodinamica.
Questa incredibile capacità è garantita da una continuità del tessuto nervoso: seppur con differenze strutturali e organizzative, ciascun nervo, radice o area cerebrale fa parte di un’unica macro-struttura che ha continue interazioni interne e con i tessuti circostanti.

In questo breve articolo parleremo delle proprietà che permettono di norma a questo sistema di svolgere le sue funzioni, adattandosi al movimento e agli stress meccanici ai quali è sottoposto ma anche di come utilizzare i principi della neurodinamica per favorire la risoluzione dei sintomi nel caso in cui tali stress non vengano più tollerati.


Cos’è la neurodinamica?

Prima di parlare di neurodinamica, dobbiamo fare una precisazione.
Il continuum tissutale di cui abbiamo parlato non è da intendere come una struttura passiva o come un insieme di fili elettrici deputati alla trasmissione dell’impulso ma come un sistema attivo, estremamente adattabile, elastico e con proprietà plastiche, in grado di svolgere la sua funzione adattandosi all’anatomia e agli stress derivanti dalla compressione, dall’allungamento o dal movimento.

In questo senso, la neurodinamica studia e valuta la capacità del tessuto nervoso di scorrere, di allungarsi e di interfacciarsi con le strutture adiacenti mantenendo la sua funzione di trasmissione dell’impulso invariata.

Bisogna tenere in considerazione che ogni movimento della colonna o degli arti ha conseguenze meccaniche sul tessuto neurale e che, nella maggior parte dei casi, le proprietà elastiche e plastiche del tessuto rendono possibili tali movimenti in completa assenza di sintomi.
A seguito di un trauma, di una compressione mantenuta o di un’irritazione dei tessuti dovuta a gesti ripetitivi, si potrebbe verificare una situazione in cui il tessuto non riesce a far fronte all’eccessivo stress a cui viene sottoposto con conseguente formazioni di fibrosi, edema o condizione di ipossia che vanno ad alterare la normale fisiologia nervosa.
Questo clinicamente si traduce con la presenza di dolore, alterazione della meccano-sensibilità del tessuto nervoso o, nei casi più gravi, con la compromissione della funzione di trasduzione dell’impulso con alterazioni della sensibilità, della forza o dei riflessi osteo-tendinei.

Nei casi che non richiedono un immediato referral, dopo l’esecuzione di un adeguato esame neurologico, è possibile valutare la meccano-sensibilità del nervo o dei nervi in questione attraverso test neurodinamici che, attraverso l’inserimento e mantenimento di specifiche componenti, hanno lo scopo di aumentarne la tensione e lo stress per riprodurre i sintomi lamentati dal paziente.

Ad una prima fase provocativa si affianca una seconda fase che ha lo scopo di individuare quale sia la struttura che con più probabilità è causa di nocicezione.

Sfruttando l’interconnessione tra le strutture nervose, è possibile diminuire la tensione sul nervo in esame attraverso un movimento in un’articolazione distante: la modifica dei sintomi successiva alla manovra di differenziazione ci suggerisce che probabilmente siamo di fronte ad un problema a carico del tessuto nervoso mentre l’assenza di variazioni della sintomatologia ci farebbero più propendere per una problematica a carico di strutture adiacenti.

Seguendo i principi che approfondiremo in seguito sarà possibile sfruttare la neurodinamica non solo come tecnica di valutazione, ma anche come tecnica di trattamento per stimolare adattamenti del tessuto nervoso, della componente vascolare e per ristabilire una normale meccano-sensibilità del nervo.


Principi di neurodinamica

Come visto in precedenza, il nostro sistema nervoso è un’unica struttura con proprietà che gli permettono di adattarsi facilmente, in condizioni normali, al movimento, a momentanee trazioni, compressioni o insulti.
Questo avviene grazie alle proprietà elastiche e plastiche dei tessuti ma anche grazie alla capacità di scorrimento del nervo nella direzione del punto di maggiore tensione.
Quando estendiamo il ginocchio, per esempio, andremo a generare una maggiore tensione in quel punto a livello del nervo sciatico che, per far fronte a tale stress, si avvarrà della capacità delle porzioni prossimali e distali del sistema nervoso di scorrere in direzione del cavo popliteo.

Sfruttando questa capacità di scorrimento del tessuto nervoso ed il movimento articolare, possiamo aumentare o diminuire la tensione a carico di un nervo.
Quando muoviamo un’articolazione, infatti, possiamo indurre un tensionamento o un accorciamento della struttura nervosa a seconda che questa passi anteriormente o posteriormente all’asse di movimento: ad esempio flettendo l’anca otteniamo contemporaneamente un accorciamento del nervo femorale ed un tensionamento del nervo sciatico.

Proprio su questo principio si basano i test neurodinamici!

A sinistra è possibile osservare il nervo che scorre nell’interfaccia.

Le tecniche si costruiscono aggiungendo componenti che aumentino progressivamente il livello di tensione della struttura target per ricercare la comparsa del sintomo familiare del paziente. Una volta evocato, sarà possibile effettuare una manovra di differenziazione muovendo un segmento distante dalla comparsa dei sintomi e ricercando un’eventuale sua modifica. Una modifica del sintomo indotta dal movimento di un’articolazione distante sarebbe da imputare appunto ad uno scorrimento del sistema nervoso che provocherebbe un aumento\diminuzione della tensione in corrispondenza della zona del nervo più sensibile.

Un altro concetto chiave è quello dell’interfaccia.
Per interfaccia si intende una struttura che in qualche modo interagisce con il nervo: potrebbe trattarsi di una struttura muscolare, fasciale, tendinea oppure ossea.
Il tessuto nervoso è in contatto con diverse strutture lungo tutto il suo decorso ma ci sono dei punti in cui più facilmente si può verificare una compressione o un attrito che possano limitare la sua capacità di scorrimento o che possa generare un’alterazione della meccano-sensibilità nervosa. Basti pensare, ad esempio, al tunnel carpale o al forame intervertebrale: questi sono passaggi in cui facilmente il nervo potrebbe venire compresso, dove potrebbe essere limitato lo scorrimento o in cui si potrebbe verificare un’irritazione da sfregamento.

In che modo la neurodinamica ci può essere utile quando ci troviamo di fronte ad un problema a carico del sistema nervoso periferico?

Gli esercizi di neurodinamica sono utili sia per la gestione del dolore che per indurre adattamenti strutturali del tessuto nervoso.

Attraverso l’inserimento di specifiche componenti è infatti possibile diminuire la tensione a livello del tessuto neurale per ricercare posizioni allevianti utilizzabili di notte o quando il dolore aumenta durante la giornata. Allo stesso modo seguendo questi principi, è possibile modificare alcuni gesti di vita quotidiana per renderli più tollerabili oppure creare degli esercizi ad hoc per aumentare gradualmente la capacità del tessuto di sopportare i carichi.
I movimenti che vedremo in seguito riuscirebbero inoltre a favorire le proprietà visco-elastiche del nervo, nonché lo scorrimento e l’apporto sanguigno.


Tecniche di mobilizzazione neurodinamica

Dopo aver esplorato il razionale che sta alla base delle tecniche di neurodinamica di valutazione e trattamento, passiamo a qualche esempio pratico. Parleremo principalmente di slider e tensioner, due tecniche di mobilizzazione neurale che possono tornarci utili nella gestione delle problematiche neurodinamiche.

Lo slider consiste nell’indurre in modo alternato un aumento di tensione ad un capo del nervo ed una diminuzione della tensione all’altro capo per permettere un vero e proprio scorrimento del tessuto nervoso.
Pensiamo ad esempio ad un paziente che lamenta un dolore di tipo neuropatico a livello del cavo popliteo.
Se volessimo eseguire uno slider potremmo indurre uno scivolamento caudale del nervo chiedendo al paziente di estendere il ginocchio con il piede a martello e di estendere il capo, seguito da uno scivolamento craniale flettendo il capo e piegando il ginocchio. A questo punto dovremmo monitorare la risposta del paziente durante una o più ripetizioni.
Questa tecnica va ovviamente adattata al caso clinico che ci si presenta: qualora la tecnica appena vista risultasse troppo provocativa, potremmo ad esempio ridurre l’ampiezza del gesto chiedendo al paziente di estendere il ginocchio solo fino a 45°, oppure potremmo indurre uno scorrimento del nervo sciatico anche muovendo articolazioni distanti da quella in cui compaiono i sintomi (Ad esempio, mentre estendiamo il capo, potremmo dorsiflettere la caviglia o flettere l’anca)!

Il tensioner è invece una tecnica che prevede uno ‘stretching’ del nervo attraverso un aumento della tensione da entrambi i capi, pensato inizialmente per problematiche prevalentemente intra-neurali.
Prendiamo sempre in esame il caso del paziente con dolore al cavo popliteo.
Se volessimo utilizzare una tecnica di tensioner potremmo aumentare la tensione eseguendo una flessione del capo ed un’estensione di ginocchio con piede a martello per poi diminuirla estendendo il capo e flettendo nuovamente il ginocchio. Anche in questo caso, possiamo rendere l’esercizio più o meno intenso modificando le articolazioni coivolte ed il range di movimento.

Tecniche di neurodinamica: a sinistra uno slider two-ended, al centro uno slider one-ended e a destra un tensioner.

I principi visti ora per il nervo sciatico possono ovviamente essere applicati a tutti gli altri nervi periferici ed il dosaggio dovrà necessariamente essere adattato al paziente che abbiamo di fronte! Tra questi possiamo considerare esercizi per il nervo ulnare o mediano ecc…!


La neurodinamica funziona?

I principi della neurodinamica ed i benefici della mobilizzazione neurale sono supportati prevalentemente da studi biomeccanici o studi condotti su preparati anatomici.

Secondo gli autori queste tecniche riuscirebbero a migliorare lo scorrimento dei tessuti, a ridurre l’edema intraneurale, migliorare l’afflusso sanguigno, ridurre l’iperalgesia da stimoli termici e meccanici e diminuire la risposta immunitaria locale. Soprattutto negli ultimi anni è cresciuto l’interesse verso questa tipologia di trattamenti e sono stati condotti dei trial clinici su pazienti con problematiche neurologiche periferiche più frequenti.

Purtroppo attualmente gli studi sono pochi e relativi quasi unicamente a radicolopatie cervicali e lombari e alla sindrome del tunnel carpale, mentre solo pochi studi sono stati condotti su neuropatie da intrappolamento del piede e sull’efficacia della neurodinamica nelle epicondilalgie.

Nonostante ciò, i risultati di tali studi sembrerebbero essere promettenti. Nei soggetti con radicolopatia e sindrome del tunnel tarsale la neurodinamica si è rivelata utile nel migliorare il dolore e la funzionalità anche quando il dolore era presente da molto tempo. Risultati contrastanti, invece, non ci permettono di trarre conclusioni sulle altre problematiche indagate.

Esempio di esercizi di neurodinamica per il nervo sciatico in pazienza con bassa irritabilità

Conclusioni

Nonostante sia ancora un ambito da esplorare, la neurodinamica è un approccio conservativo che si è rivelato estremamente utile nella gestione delle neuropatie periferiche.
In mancanza di indicazioni precise provenienti dalla letteratura scientifica, seguendo i principi della neurodinamica e le nozioni di biomeccanica è possibile creare ed adattare gli esercizi di mobilizzazione neurale al paziente che abbiamo di fronte.

    1. Schmid, A. B., Hailey, L., & Tampin, B. (2018). Entrapment Neuropathies: Challenging Common Beliefs With Novel Evidence. Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy, 48(2), 58–62. https://doi.org/10.2519/jospt.2018.0603
    2. Basson, A., Olivier, B., Ellis, R., Coppieters, M., Stewart, A., & Mudzi, W. (2017). The Effectiveness of Neural Mobilization for Neuromusculoskeletal Conditions: A Systematic Review and Meta-analysis. Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy, 47(9), 593–615. https://doi.org/10.2519/jospt.2017.7117