Colloquio motivazionale in fisioterapia

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colloquio motivazionale
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Il Colloquio Motivazionale è un metodo scientifico sorretto da evidenze scientifiche di efficacia ideato al fine di orientare le persone nella direzione del cambiamento di abitudini, stili di vita, comportamenti dannosi per il loro benessere psichico, fisico e sociale.

Ideato da W.R. Miller e da Steve Rollnick negli anni ’80, il colloquio motivazionale ha colto gli insegnamenti di diversi metodi di approccio alle relazioni d’aiuto (Cognitivo comportamentale, psicologia umanistica, dialettico comportamentale, ecc…) per delineare un metodo originale che unisce una particolare attenzione sia alla costruzione di una relazione di qualità tra operatore e cliente, sia all’applicazione rigorosa di abilità e tecniche originali che, utilizzate in modo strategico, rendono più probabile che la persona aumenti la sua disponibilità al cambiamento migliorando così gli esiti dei trattamenti.


Perché il Colloquio Motivazionale nelle professioni sanitarie e nella fisioterapia?

Il colloquio motivazionale è nato nell’ambito delle problematiche di dipendenza dall’alcol, quindi in un ambito sanitario. Nel corso degli anni i campi di applicazione si sono moltiplicati (Giustizia penale, scuola, educazione, coaching, servizio sociale ecc…) a riprova che in molti ambiti gli operatori si trovano a rapportarsi con persone che, volenti o nolenti, si trovano ad affrontare un cambiamento e, molto spesso, i professionisti non sono stati formati e adeguatamente addestrati a sostenere questa sfida.

In particolare, l’ambito sanitario ha da sempre sposato l’idea che il sanitario, che sia medico, fisioterapista, infermiere o altro deve formulare una diagnosi, definire cosa deve fare il paziente per stare meglio e comunicarglielo; poi sarà il paziente che dovrà seguire le indicazioni che gli sono state date.

Questo paradigma della cura negli ultimi anni ha iniziato a vacillare sotto la spinta di ricerche scientifiche che hanno evidenziato l’importanza dell’aderenza, da parte dei pazienti, ai trattamenti farmacologici ed alle indicazioni comportamentali impartite dai sanitari, evidenziando che anche di fronte a gravi condizioni di salute (post infarto miocardio, broncopneumopatia cronica ostruttiva e diabete) che richiedono un’attenta aderenza alle prescrizioni farmaceutiche (antiaggreganti, beta-bloccanti, ace-inibitori/sartani e statine per il post-infarto,  broncodilatatori a lunga durata d’azione per BPCO e controllo della glicemia e auto-somministrazione insulina per il diabete) in media circa la metà dei pazienti dopo pochi mesi comincia ad assumere i farmaci in modo parziale e scostante e dopo un tempo variabile tra i 24 e i 48 mesi ha interrotto totalmente le terapie. È appena il caso di sottolineare le conseguenze di tali comportamenti in termini di ricadute, ospedalizzazioni, accessi in pronto soccorso e quindi di grave disagio per i pazienti e, non bisogna dimenticare, di onere per il sistema sanitario.

Se quanto detto accade per l’aderenza ai trattamenti farmacologici, che richiedono spesso solo lo sforzo di prendere un farmaco o attenersi a un protocollo di controllo, figuriamoci quello che accade di fronte alle prescrizioni comportamentali che richiedono di interrompere una abitudine o addirittura una dipendenza (per esempio alcol e fumo) o di acquisire delle abitudini (per esempio alimentazione e movimento) che comportano cambiamenti profondi in stili di vita a volte radicati e che risulta assolutamente inadeguato trattare in modo superficiale immaginando che quello che consiglia l’esperto sanitario sarà certamente seguito dal paziente.

Cos’è il Colloquio Motivazionale? Ce lo spiega Valerio Quercia

La motivazione al cambiamento

Il colloquio motivazionale ha studiato a fondo i fattori che entrano in campo quando si parla di motivazione al cambiamento ed è evidente che semplificare e banalizzare il concetto di motivazione della persona, affermando che o c’è o non c’è, senza assumere la consapevolezza della complessità di tale problematica non aiuta la consapevolezza nei professionisti della sanità e, di conseguenza, influisce negativamente sull’efficacia dei trattamenti.

La pratica professionale della fisioterapia è direttamente collegata alla problematica della motivazione al cambiamento del paziente. Le persone che si rivolgono a un fisioterapista nell’ambito della riabilitazione si trovano spesso di fronte a dei cambiamenti nelle loro abitudini, stili di vita e comportamenti a volte per propria scelta, a volte per recuperare le conseguenze di eventi traumatici a volte per migliorare la qualità della loro vita minata da dolori o impedimenti di diversa natura.

Tutti i professionisti della salute, negli ultimi anni, si stanno rendendo conto che il miglior medico, il miglior fisioterapista, il miglior infermiere ma anche la miglior medicina non valgono nulla se la persona non segue le indicazioni o non prende le medicine, quindi è fondamentale iniziare a prendere consapevolezza che alla competenza tecnica professionale si deve affiancare una competenza che chiameremo “relazionale” che, al pari della prima, richiede conoscenze, studio, strategie ed abilità da inserire nella “cassetta degli attrezzi” del professionista.

Le scienze sanitarie si sono evolute negli anni e lo stesso si può dire delle scienze relazionali: oggi possiamo dire che le ricerche scientifiche hanno cominciato a valutare sistematicamente in che modo ed in che misura lo stile relazionale dell’operatore influisce sugli esiti del trattamento e, ancor di più, quali caratteristiche dell’operatore risultano più efficaci per favorire quel tipo di relazione efficace.

Sono caratteristiche dell’operatore che possono essere individuate, insegnare ed imparate.

Non è più sostenibile l’idea che porsi in modo simpatico, amichevole ed utilizzando benevolenza e buonsenso sia sufficiente a stabilire una relazione di qualità con il paziente: la relazione ha bisogno di competenze tecniche, strategie, abilità che si imparano e che hanno bisogno di essere praticate con costanza perché entrino a far parte dello stile relazionale del fisioterapista.

L’apprendimento e la pratica del colloquio motivazionale permettono di acquisire queste competenze che costituiscono un bagaglio indispensabile per la professione del fisioterapista.

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