Fibrolisi Diacutanea: È davvero utile?

La fibrolisi diacutanea è una tecnica usata in fisioterapia per cicatrici e problematiche muscoloscheletriche. Ma è davvero così utile?

Fibrolisi Diacutanea
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La fibrolisi diacutanea fa parte di quella serie di tecniche relative alla macrocategoria delle Soft Specific Tissue Mobilization (SSTM) Instrument Assisted ovvero tecniche sui tessuti molli facilitate attraverso l’uso di strumenti metallici esterni (1). La fibrolisi diacutanea si basa sui principi introdotti da James Cyriax relativi al massaggio trasversale profondo che sostenevano l’idea per cui, attraverso l’uso di tecniche puramente manuali di massaggio trasversale profondo muscolare si potesse mantenere la mobilità tissutale, si potessero prevenire e rompere le aderenze tra differenti strutture muscoloscheletriche quali muscoli, aponeurosi, tendini e altro e si potesse ridurre il dolore restaurando la funzione del paziente (2). A partire da tali presupposti teorici, negli anni ’60, un fisioterapista svedese, Kurt Ekman e successivamente due fisioterapisti belga, Jean Burnotte e Pierre Duby, svilupparono il metodo della fibrolisi diacutanea o fibrolisi manuale (3-4).

L’applicazione delle tecniche di massaggio profondo e dei suoi presupposti teorici tramite l’assistenza di strumenti metallici corrisponderebbero quindi alle fondamenta su cui si basa la tecnica di fibrolisi diacutanea anche chiamata fibrolisi meccanica. Sebbene i presupposti teorici siano stati chiariti andremo a vedere durante lo svolgimento del seguente articolo quali sono i reali meccanismi di azione di tale metodica e quali i reali effetti.


Fibrolisi Diacutanea: Cos’è?

Cos’è davvero la fibrolisi diacutanea? La fibrolisi, dunque, è una tecnica di trattamento dei tessuti molli che si servirebbe di questi strumenti, che corrispondono a una serie di uncini metallici, che, applicati sulla pelle del paziente, permetterebbero una penetrazione più profonda e una precisione più accurata rispetto alle tecniche di terapia manuale, determinando vantaggi sul trattamento tanto per il paziente quanto per il terapista (5). Questi uncini sarebbero conformanti in maniera tale da terminare con una forma a spatola con prominenze smussate che permetterebbe una migliore distribuzione della pressione sulla pelle. La fibrolisi manuale, anche detta fibrolisi muscolare, tramite il design di questi uncini avrebbe il vantaggio, rispetto alle classiche tecniche di massaggio manuale, di dare la possibilità al fisioterapista di applicare una minore forza con il risultato di una maggiore pressione sul tessuto assicurando migliore precisione (5). Secondo Ekman e Colombo il meccanismo di azione di queste tecniche è puramente meccanico e determinerebbe una rottura delle aderenze create dal tessuto connettivo al fine di recuperare il normale scorrimento intertissutale, Burnotte e Duby oltre a questi presupposti hanno invece teorizzato un sottostante effetto riflesso e circolatorio (mai comprovato o approfondito) (4-6).

Andiamo dunque a vedere quali sono i reali meccanismi d’azione e i reali effetti di questa tecnica di trattamento.


Fibrolisi Diacutanea: funziona davvero?

La fibrolisi, dunque, funziona davvero?  La fibrolisi diacutanea o muscolare che si voglia, ha un numero estremamente ridotto di studi di ricerca che si sono occupati di valutarne il reale funzionamento. In primo luogo, la maggior parte degli studi che si sono occupati di capire il reale funzionamento della fibrolisi sui tessuti molli sono stati fatti prevalentemente su soggetti sani, quei pochi studi che si sono occupati di valutarne l’efficacia su soggetti affetti da patologie muscoloscheletriche spesso presentavano come trattamento complementare la usual care, il che non permette di capire quale sia la reale efficacia della sola fibrolisi muscolare, inoltre, la maggior parte degli studi che si sono occupati della valutazione dell’efficacia di tale tecnica si sono basati sulla sola valutazione del cambiamento della VAS (Visual Analogue Scale) piuttosto che sul cambiamento della funzione (quindi su outcome clinici ben più importanti come ad esempio range of motion o i functional performance testing o il return to activity/sport/performance) (7). Decade inoltre il presupposto teorico di tale tecnica, il risultato dell’applicazione di tali strumenti, valutato tramite tensiomiografia e miotonometria (la quale presenta, peraltro, limiti metodologici molto marcati nell’utilizzo) determinerebbe solo un aumento del rilassamento muscolare e una riduzione del tono muscolare, associata ad un miglioramento della lunghezza muscolare nell’immediato post trattamento mentre non risulterebbero essere comprovati cambiamenti relativi alle capacità contrattili del muscolo o relativi ad effetti riflessi o circolatori ed esistono evidenze contraddittorie relativamente al suo effetto sulla meccanosensibilità (8-9).

I soli effetti positivi (rilassamento muscolare e una riduzione del tono muscolare), che sono tra l’altro paritari a qualsiasi altra tecnica di terapia manuale dei tessuti molli, risulterebbero perdurare per soli 30 minuti (10-11). In una recente revisione sistematica che ha preso in analisi 6 studi per un totale di 386 pazienti (affetti da impingement subacromiale, spalla dolorosa, epicondilite laterale cronica e tunnel carpale e da mal di testa di tipo muscolo-tensivo) è stato identificato che la fibrolisi avrebbe un effetto sul dolore a breve termine misurato tramite VAS, il problema però sta nel fatto che il cambiamento dichiarato come statisticamente significativo possedeva una media di riduzione del dolore di -0.58 punti con un intervallo di confidenza compreso tra il -1.12 e il -0.04 il che non corrisponde, nemmeno lontanamente, a un cambiamento significativo ne per il paziente ne per le proprietà psicometriche della VAS (7-12). Per quanto riguarda invece gli studi che si sono occupati di valutare l’effetto della fibrolisi diacutanea sull’arto inferiore quali: miglioramento della retrazione degli hamstring in soggetti sani, effetti neuromuscolari sul gastrocnemio laterale in soggetti sani, ricadiamo sempre negli stessi limiti metodologici degli studi già vista dell’arto superiore: soggetti sani, effetti molto limitati e follow up impostati a soli 30 minuti post trattamento (8-13). Una recente revisione sistematica ha addirittura riscontrato una parità di effetto della fibrolisi diacutanea rispetto a una fibrolisi sham (fittizia) sull’intensità del dolore in soggetti affetti da impingment subacromiale di spalla (14). I pochi studi che si sono occupati della valutazione di outcome clinici più significativi come ad esempio il ROM, hanno trovato un effetto su tale outcome solo nell’immediato post trattamento, che veniva perso del tutto su tempi di follow up più lunghi di 1 settimana minuti (7).

L’obiettivo di questo articolo non vuole essere quello di demonizzare o sminuire la fibrolisi diacutanea bensì vuole far aprire gli occhi a tanti colleghi che investono anche molti soldi (dato il prezzo di un kit di fibrolisi così come quello di un corso o più corsi di fibrolisi), facendosi attrarre da una metodica che si fonda su basi non comprovate e con effetti estremamente limitati. Sicuramente la fibrolisi può essere, in maniera paritaria a qualsiasi tecnica di trattamento manuale sui tessuti molli, non per forza coadiuvata da uno specifico strumento metallico, uno strumento d’aiuto per il fisioterapista che si occupa di disordini muscoloscheletrici ma non può e non deve diventare l’unico metodo di trattamento di un disordine muscoloscheletrico che invece necessita, per essere realmente efficace, di sfruttare la finestra terapeutica pain free offertaci dai meccanismi di modulazione del dolore raggiunti tramite il trattamento manuale per inserire l’esercizio terapeutico che affiancato da un processo di educazione continuo sul paziente, sarà in grado di cambiare, non nel breve ma nel lungo termine, la prognosi del paziente (14).  


Conclusione

Sperando di aver fatto un po’ di chiarezza riguardo uno degli argomenti sempre più discusso tra i fisioterapisti vogliamo lasciare qualche messaggio da portare a casa relativamente alla metodologia di trattamento della fibrolisi diacutanea:

  • La fibrolisi diacutanea è una tecnica relative alla macrocategoria delle Soft Specific Tissue Mobilization (SSTM) Instrument Assisted
  • Il presupposto teorico su cui si basa sarebbe quello di determinare una rottura delle aderenze create dal tessuto connettivo al fine di recuperare il normale scorrimento intertissutale
  • Gli studi che si sono occupati dell’argomento hanno visto che il reale effetto della fibrolisi è quello di creare un aumento del rilassamento muscolare e una riduzione del tono muscolare mentre i cambiamenti dal punto di vista del dolore non sono statisticamente significativi
  • La fibrolisi può essere utilizzata, così come qualsiasi tecnica di trattamento manuale sui tessuti molli, come uno strumento d’aiuto per il fisioterapista ma non può prescindere da un trattamento multimodale basato su educazione continua del paziente ed esercizio terapeutico