Cos’è il Motivational Interviewing?

Il Motivational Interviewing è una tecnica di counseling che mira a rinforzare la volontà di cambiamento dell’individuo. Vediamone i dettagli.

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Il Motivational Interviewing (MI) o Colloquio Motivazionale è una tecnica di counseling, definito anche come approccio comunicativo, che mira a rinforzare la volontà di cambiamento dell’individuo e si basa sull’esplorazione e la risoluzione dell’ambivalenza che egli può avere nei confronti di tale processo di cambiamento[1,2]. In breve, l’ambivalenza di cui si parla non è altro che una dissonanza cognitiva creata dal contrasto fra i propri comportamenti e la consapevolezza delle conseguenze negative che questi possono avere [1,3], il volere o non volere contemporaneamente qualcosa o desiderare due cose incompatibili [4].


Motivational Interviewing: Origine e principi

Il Motivational Interviewing fu introdotto nel 1983 da William R. Miller, psicologo americano, nell’ambito delle dipendenze da alcol; egli ribaltò il paradigma della psicologia sociale secondo cui la motivazione era un tratto della personalità e iniziò così a considerarla un processo interpersonale che ciascun paziente poteva sviluppare, uno step necessario nel processo di cambiamento del singolo [3,4].

Ben presto il Motivational Interviewing fu trasferito in altri ambiti della salute e utilizzato con pazienti affetti da differenti condizioni cliniche (diabete, obesità, disturbi alimentari e dolore cronico) o nella modifica di stili di vita considerati rischiosi per lo sviluppo di potenziali patologie (fumo, sedentarietà, alimentazione non equilibrata, etc.) [1,5].

Nel Motivational Interviewing il colloquio include un linguaggio naturale sul cambiamento e l’organizzazione del dialogo cerca di condurre il paziente a convincersi del cambiamento sulla base dei propri valori e interessi, trasformandosi così in una “conversazione collaborativa” tra operatore e paziente [4, 6].

Il MI tenta di promuovere la dissonanza fra i comportamenti malsani dello status quo e gli obiettivi salutari del paziente nella speranza che concentrarsi su tale ambivalenza motivi il soggetto a cambiare [2].

Lo stile comunicativo del MI prevede un approccio prevalentemente di tipo guiding, collocato a metà fra quello di tipo directing, in cui l’operatore interviene nel processo decisionale e indica la soluzione migliore al paziente,e quello di tipo following, in cui, al contrario, si limita ad ascoltare senza intervenire [4]; il terapista opera come un consulente nel “viaggio verso il cambiamento” intrapreso attivamente e consapevolmente dal paziente all’interno di un’atmosfera sicura e collaborativa [6].

Come ogni metodo, anche nel caso del Motivational Interviewing è possibile individuare dei principi di base; tra i principali distinguiamo i seguenti:

  • Expanding change talk: il terapista deve rinforzare ed elaborare il change talk del paziente, ossia il discorso a favore del cambiamento, utilizzando un ascolto empatico e sottolineando i desideri, le ragioni e le necessità [6];
  • Rolling with resistance: nel colloquio il paziente può manifestare un atteggiamento di resistenza non solo nei confronti del cambiamento ma anche verso l’operatore stesso. La resistenza si presenta, quindi, come un prodotto dell’ambivalenza che il singolo vive davanti alla volontà di cambiamento. L’operatore in questo caso utilizza il Motivational Interviewing come strumento nella gestione della resistenza stessa; egli può utilizzare diverse tecniche comunicative per affrontare questo primo ostacolo tra cui il double side reflections, un’inversione delle frasi utilizzate dal paziente al fine di porre l’attenzione verso il change talk e di toglierla, al contrario, al sustain talk (quella parte di discorso che il paziente utilizza a sostegno del non cambiamento), affirmations, ossia una serie di incoraggiamenti e complimenti mossi verso il paziente, e il reframing, il cambio della prospettiva sul discorso [3, 6,7];
  • Developing discrepancy/exploring ambivalence: consiste nell’aiutare il paziente a identificare e analizzare lo stato di dissonanza di fronte al quale si trova;
  • Reflective listening: l’operatore portare il focus su alcune affermazioni che il paziente dice, riportando il paziente sul contenuto del change talk.

Il “core” del Motivational Interviewing prevede, quindi, la ricerca di una relazione terapeutica che includa un atteggiamento empatico dell’operatore, domande aperte, il rispetto dell’autonomia e delle riflessioni del paziente. Nel MI si evita un approccio conflittuale ma si tenta, piuttosto, di sostenere i punti di forza esposti dal paziente nei confronti del proprio processo di cambiamento [8].


Motivational interviewing e letteratura: evidenze e applicabilità nel campo del dolore cronico

In Letteratura il Motivational Interviewing è oggetto di grande interesse: dapprima indagata la sua efficacia nel campo delle dipendenze da alcol e altre sostanze, è stata successivamente studiata la sua applicabilità nel campo delle problematiche croniche soprattutto in termini di cambiamento degli stili di vita non salutari (sedentarietà, fumo, etc.) dove si riscontrano le evidenze più significative [9].

Si evidenziano da piccoli a moderati effect size per l’aumento dell’attività fisica e dell’aderenza al trattamento sul breve termine in pazienti affetti da patologie croniche quali dolore fibromialgia, obesità, diabete, ipertensione arteriosa [10] e dolore muscolo-scheletrico [9] sebbene non vi siano evidenze sul lungo termine [11].

Più nello specifico, rimane ancora poco chiara l’efficacia del Motivational Interviewing sul miglioramento degli impairment e della funzionalità nel paziente affetto da dolore muscoloscheletrico cronico [11, 12].


Conclusioni

Il Motivational Interviewing rappresenta uno fra i metodi di counseling più utilizzati negli ultimi tempi. Si dimostra un ottimo strumento nella modifica degli stili di vita dei pazienti affetti da patologie croniche e nel miglioramento dell’aderenza al trattamento nel breve termine. Sebbene siano necessari ancora studi a riguardo, in particolare sulla diretta efficacia in termini di impairment più specifici quali dolore e disabilità nel paziente con dolore muscoloscheletrico cronico, il metodo MI rappresenta un ottimo alleato per il fisioterapista nel processo educazionale del paziente.