Shin splints: la sindrome da stress tibiale mediale
Ecco una guida per il fisioterapista su valutazione e gestione della sindrome da stress tibiale mediale.
Vi è mai capitato di ricevere in studio un paziente che vi riferisse di avere dolore alla tibia durante il carico, senza aver subito traumi contusivi? Per chi non si occupa di fisioterapia in ambito sportivo, una presentazione clinica di questo tipo potrebbe lasciare interdetti. Per chi si occupa di problematiche che interessano particolarmente quella fetta di popolazione fisicamente attiva, invece, si tratta di una patologia abbastanza nota. Stiamo parlando della sindrome da stress tibiale mediale, definita anche Shin splints.
Cos’è lo Shin splints?
La sindrome da stress tibiale mediale è una delle patologie da sovraccarico dell’arto inferiore che, come intuibile dal nome, interessa la tibia. Come tutte le patologie da overuse, essa si presenta nei soggetti che eseguono gesti ripetitivi, rappresentati in questo caso dai continui impatti dell’arto inferiore col terreno tipici del running o di chi pratica sport da salto1.
Nei podisti, l’incidenza di questa patologia è di circa il 20% mentre nelle reclute militari arriva addirittura al 35%2,3.
Sintomi della sindrome da stress tibiale mediale
Come abbiamo anticipato, questa sindrome si presenta con dolore alla tibia, in genere localizzato in una porzione ben definita, ovvero nei due terzi distali del margine mediale dell’osso in questione.
Il sintomo si presenta durante o dopo l’attività fisica ed è aggravato dalla stessa. Si riduce invece col riposo. Non sono invece presenti crampi o dolore di tipo urente a livello del compartimento posteriore della gamba o formicolii e/o intorpidimenti del piede4.
Cause della sindrome mediale tibiale
Questa patologia è causata essenzialmente dal sovraccarico fisico. I continui stress a livello tibiale creano infatti dei micro-danneggiamenti a livello dell’osso corticale. Quando il carico di lavoro è eccessivo o non c’è sufficiente tempo di recupero tra le diverse sedute di esposizione al carico meccanico, questi micro-danni non vengono riparati e si viene così a creare un maladattamento del tessuto.
Nella sede dell’infortunio è tipicamente presente una periostite, anche se non è chiaro se questa sia causa o effetto della patologia. Vista la correlazione della sede della periostite e l’inserzione tendinea dei muscoli soleo, tibiale posteriore e flessore lungo delle dita è stata fatta un’altra ipotesi pato-fisiologica. Secondo quest’ultima. la trazione ripetitiva generata dai tendini e dalle fibre muscolari, in particolare quelle di Sharpey (fibre che perforano il periostio) dei muscoli prima citati, potrebbe essere una delle cause alla base della periostite tibiale1,5.
Tra i fattori di rischio per lo sviluppo di questa problematica abbiamo la pregressa storia di Shin splints, alto BMI, sesso femminile, navicular drop alto, aumentata mobilità in dorsiflessione di caviglia, ridotta mobilità in rotazione esterna d’anca e carenza di vitamina D6,7.
Shin Splints: diagnosi e valutazione
La diagnosi di Shin splints può essere fatta con una buona affidabilità attraverso anamnesi ed esame fisico.
L’anamnesi sarà volta a raccogliere la storia clinica del paziente, la rappresentazione e i sintomi descritti in precedenza. L’esame fisico includerà invece la palpazione e l’ispezione dell’arto inferiore ricercando in particolare la presenza di dolore riconosciuto dal paziente e riproducibile alla palpazione del margine posteromediale della tibia (> 5cm). Non devono essere presenti altri segni non tipici di questa sindrome quali gonfiore, eritema, perdita del polso distale4.
Nonostante la diagnosi clinica sia affidabile, viene spesso utilizzata la diagnostica per immagini. Questa permette infatti di escludere altri infortuni da sovraccarico comuni dell’arto inferiore, in particolare la frattura da stress. La sindrome da stress mediale tibiale può infatti essere considerata come un infortunio da stress nel continuum della frattura da stress della tibia.
A livello di diagnostica per immagini non è sempre facile differenziare le due patologie. Lo Shin splints non è visibile in una radiografia mentre la frattura da stress può essere osservata come una linea nera. Tuttavia, anche la frattura da stress in fase precoce non è visibile in questo tipo di esame.
La risonanza magnetica permette invece di valutare, oltre che le fratture da stress, anche la sindrome mediale tibiale che si presenta con un edema periostale o dell’osso midollare. Anche la TAC e la densitometria ossea possono essere un’opzione utilizzabile, ma risultano essere meno sensibili della RMN1.
Altre patologie da valutare in diagnosi differenziale oltre alla frattura da stress sono:
- sindrome compartimentale cronica da sforzo, che può essere bilaterale, migliora col riposo e può includere sintomi e segni come pallore, parestesie, bassa temperatura cutanea e perdita del polso distale;
- altre disfunzioni o patologie vascolari periferiche, che tipicamente si manifestano con claudicatio vascolare8.
Trattamento dello Shin splints
Il trattamento di questa patologia è di tipo conservativo e incentrato sulla gestione dei carichi meccanici con una modifica delle attività al fine di incrementare i periodi di recupero e ridurre gli stress ripetitivi e gli esercizi in carico. La durata del periodo di riposo e della riduzione del carico dipende da individuo a individuo e non ci sono raccomandazioni specifiche.
In letteratura, le uniche terapie che hanno mostrato benefici con prove di efficacia di basso livello sono terapia con ultrasuoni, onde d’urto, periosteal pecking (dry needling fino al contatto col periosteo), ionoforesi, fonoforesi e massaggi con ghiaccio.
Le prove di efficacia in letteratura non sono a favore invece di laser a bassa energia, stretching e rinforzo muscolare, tutori e calze compressive. Viene tuttavia da pensare che un rinforzo muscolare ed un aumento del carico meccanico progressivi, volti al riadattamento delle strutture muscolo-scheletriche potrebbero favorire il recupero. Per chiarire l’efficacia di questi interventi sono però necessari ulteriori studi8,9.
Per quanto riguarda la prevenzione, oltre alla corretta gestione del carico meccanico e all’educazione dell’atleta sulle metodologie dell’allenamento e sulle strategie per evitare il sovraccarico, si sono dimostrate utili le ortesi plantari prefabbricate10.
Per i casi in cui questa patologia vada incontro a recidive o abbia una risposta al trattamento lenta, potrebbe essere utile un’eventuale integrazione di calcio e vitamina D, oltre che una valutazione e un eventuale retraining della corsa11,12.
Prognosi della sindrome da stress tibiale mediale
Con un trattamento adeguato il recupero è completo.
Tuttavia, le complicazioni di una gestione non corretta possono essere rappresentate da un incremento del dolore, una riduzione delle performance sportive dovuta al dolore, un’allungamento dei tempi di guarigione e lo svilupparsi di una frattura da stress tibiale, che nei casi più severi può necessitare di un intervento chirurgico1.
Conclusione
Abbiamo visto come la sindrome da stress tibiale mediale sia una patologia da sovraccarico che si presenta in seguito a incrementi dell’intensità e/o del volume del carico di lavoro, senza un adeguato allenamento e/o recupero, negli sport e negli esercizi che prevedono un impatto dell’arto inferiore col terreno (corsa, sport da salto).
Una corretta educazione degli atleti sulla gestione dei carichi di allenamento al fine di evitare i sovraccarichi può essere utile per prevenire questo tipo di problematica.
La gestione dei carichi e la modifica delle attività rappresenta anche il trattamento principale per questa patologia che, se sottovalutata, può portare a complicazioni importanti.
È fondamentale quindi comprendere bene questa problematica in modo da poterla riconoscere e da poter dare alle persone che la presentano le giuste indicazioni per risolverla al meglio.
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