Running Retraining
Il Running Retraining è una strategia di intervento che mira a modificare i meccanismi di corsa di un runner, con…
Il Running Retraining, o Gait Retraining o Gait Running Retraining, è una strategia di intervento che mira a modificare i meccanismi di corsa di un runner, con l’obiettivo di ridurre stress tissutali e fattori che possono contribuire a un infortunio.
La corsa su distanza è infatti sempre più diffusa, sia a livello professionistico che amatoriale, con un conseguente aumento di problematiche legate ad essa: si stima che circa il 79% dei corridori novelli ha un infortunio nel corso dei primi tre anni. Le lesioni più comuni da corsa includono dolore da sforzo alla parte inferiore della gamba, fasciopatia plantare, tendinopatia Achillea, dolore al polpaccio, sindrome da stress tibiale mediale, dolore femoro-rotuleo (PFP), sindrome della fascia ileotibiale (ITBS), tendinopatia rotulea, lesione agli hamstring, tra cui tendinopatia prossimale, e tendinopatia glutea. [1]
Cos’è il Running Retraining?
Il Gait Running Retraining è una strategia di ri-allenamento per i runners con l’obiettivo di modificare alcuni meccanismi di corsa che possono influire negative su eventuali problematiche. Nonostante la corsa su treadmill presenti delle differenze rispetto a quella su terreno, diversi studi hanno dimostrato come un intervento di running retraining possa portare a delle modifiche anche a lungo tempo su fattori cinetici, cinematici e spaziotemporali durante la corsa. [2]
L’alterazione di questi fattori grazie a delle modifiche alla tecnica di corsa può aiutare nel trattamento degli infortuni da corsa riducendo il carico in determinati gruppi muscolari e articolazioni durante l’attività. In base alla problematica, si possono quindi utilizzare strategie diverse per modificare il carico tissutale. Il processo del Gait Running Retraining prevede:
- L’identificazione nel paziente dei meccanismi di corsa che possono teoricamente contribuire al sovraccarico del tessuto interessato.
- Stabilire se e come questi meccanismi di corsa possono essere modificati con beneficio.
- Facilitare i cambiamenti desiderati della meccanica di corsa e incoraggiare l’apprendimento motorio per garantirne il mantenimento. [3]
Tra le variabili teoricamente modificabili tramite gait running retraining troviamo:
- Variabili cinematiche: angoli e movimento di tronco, anca, ginocchio, caviglia e piede nelle varie fasi della corsa (angolo di flessione/adduzione/rotazione di anca/ginocchio al contatto iniziale, picchi di accelerazione dei vari distretti corporei, angolo di flessione plantare e prono-supinazione di caviglia al contatto al suolo, eccetera)
- Variabili cinetiche: forze di impatto medie, istantanee e massimali, ammortizzamento degli urti, stiffness verticale e della gamba/arto inferiore.
- Variabili spaziotemporali: frequenza, lunghezza e larghezza del passo, tempo di contatto a suolo e di volo. [2]
Quando utilizzare il running retraining?
Il running retraining può essere una strategia utile per il trattamento di diverse patologie dei runners o può essere utilizzato come strategia preventiva nei confronti di persone ad alto rischio di sviluppo di alcune problematiche (ad esempio: pazienti con pregresse meniscectomie o interventi di chirurgia invasiva al ginocchio). È però importante sottolineare che, per quanto teoricamente valido, l’utilizzo del running retraining sia come strategia di trattamento, sia (ancor più) come strumento preventivo, non sempre ha forti evidenze sperimentali, anche a causa di un numero ancora limitato di studi e di qualità metodologiche non sempre ottimali. [1]
Un trattamento di running retraining non può essere standardizzato, ma deve essere impostato direttamente sul paziente, in base alla sua condizione fisica generale, la sua problematica e i suoi obiettivi. Inoltre, data la natura multifattoriale degli infortuni, non deve essere considerato come un trattamento esclusivo, ma deve essere inserito in un programma riabilitativo completo, con lavori per il controllo del dolore e il recupero di mobilità, forza, endurance, gesti specifici, eccetera.
Infine, bisogna considerare come, oltre all’effetto desiderato di riduzione dello stress tissutale in uno specifico distretto, modificare lo stile di corsa di un runner può avere anche delle controindicazioni. In particolare, il primo e più evidente effetto collaterale nei runner professionisti può essere una riduzione della performance sportiva. Un atleta allenato a correre ad un determinato livello può avere molte difficoltà a mantenere gli stessi tempi se la sua dinamica di corsa viene completamente alterata in poco tempo. Un secondo effetto indesiderato dipende dal fatto che la riduzione di stress in un distretto (ad esempio: il ginocchio) può portare all’aumento del carico di lavoro in altri distretti (secondo l’esempio di prima: la caviglia e il piede). Se non controllato e ben gestito, la modifica nello stile di corsa rischia di creare altre problematiche secondarie al paziente, oltre a quelle già presenti. Questi argomenti è bene che vengano affrontati insieme al paziente prima di intraprendere un percorso di running retraining.
Quali modifiche può generare un lavoro di running retraining?
I fattori modificabili nei runners sono innumerevoli: come accennato nei paragrafi precedenti, si può lavorare su variabili cinetiche, cinematiche e spaziotemporali per modificare il range of motion delle varie articolazioni, la tipologia e l’intensità di lavoro svolto dai diversi muscoli e le forze che vengono esercitate dal movimento e dal terreno sui vari tessuti.
Di seguito, una panoramica veloce di alcune delle variazioni cinematiche e cinetiche dovute da modifiche alla dinamica di corsa che possono essere utili nei programmi riabilitativi. Oltre ad esse, nel trattamento di un paziente, bisogna considerare l’attivazione muscolare nei vari distretti corporei durante le varie fasi della corsa e, ovviamente, le condizioni generali del paziente e della sua condizione clinica.
- Cinematica del piede: le modifiche alla larghezza del passo e al tipo di appoggio al suolo possono modificare il grado di eversione/inversione del retropiede. Una minor larghezza e un appoggio di retropiede causano picchi di maggior eversione (evidenze limitate).
- Cinematica caviglia: l’angolo di flessione di caviglia può essere modificato cambiando la lunghezza del passo (evidenze limitate) o l’appoggio al suolo (evidenze forti). A passi più corti e appoggio di avampiede corrisponde una minor dorsiflessione di caviglia.
- Cinematica ginocchio: l’aumento della frequenza del passo e l’appoggio di avampiede possono portare a un aumento del grado di flessione del ginocchio al contatto al suolo (evidenze limitate).
- Picco d’impatto verticale (massima GRF nei primi 50 ms post contatto al suolo): una riduzione della lunghezza del passo e dell’angolo di adduzione d’anca e un aumento della cadenza sembrano ridurre il picco di impatto verticale (evidenze contrastanti). La modifica dell’appoggio del piede da retropiede ad avampiede riduce il picco di impatto verticale (evidenze moderate).
- Tasso di carico verticale medio: può essere ridotto con aumentando la cadenza, riducendo l’angolo di adduzione d’anca (evidenze limitate) o modificando il contatto al suolo verso l’avampiede. Inoltre, possono essere utilizzati feedback in tempo reale con accelerometri (evidenze moderate).
- Attenuazione degli urti: una riduzione dell’urto al suolo sembra essere prodotta da una riduzione della lunghezza del passo abbinata ad un aumento della frequenza, così come dalla modifica dell’appoggio del piede verso l’avampiede (evidenze limitate). [1]
Ragionando su queste potenziali modifiche, si possono impostare delle variazioni nella dinamica di corsa del paziente in base alla sua problematica. Per fare due esempi:
- In un caso di dolore femoro-rotuleo, l’aumento della cadenza del passo e della flessione anteriore di tronco, la riduzione dell’adduzione d’anca e lo spostamento dell’appoggio del piede al contatto verso l’avampiede possono ridurre sia il picco d’impatto verticale che il tasso di carico verticale medio durante la corsa, portando a una riduzione delle forze assorbite dal ginocchio e dello stress a livello dell’articolazione femoro-rotulea.
- In un paziente con tendinopatia achillea può essere utile la riduzione della lunghezza del passo e dell’overstride per ridurre la dorsiflessione di caviglia, diminuendo lo stress a livello tensile e compressivo sul tendine. Inoltre, in una prima fase, impostare una corsa con appoggio di retropiede può ridurre il lavoro rapido a carico di flessori plantari, soleo e gastrocnemio. [2]
Quali strategie utilizzare per il running retraining?
Le strategie utili per applicare il running retraining sono numerose e vanno dal semplice utilizzo di indicazioni e feedback verbali fino all’utilizzo di accelerometri articolari e pedane a pressione con feedback in tempo reale. Gli strumenti di più facile utilizzo e disponibili a tutti sono, oltre alle indicazioni verbali, i feedback visivi e uditivi.
A livello visivo, si possono utilizzare sia specchi che facilitatori. Tramite gli specchi, il paziente può vedersi durante la corsa, così da autocorreggersi. Si sono rivelati più efficaci in modifiche articolari o della posizione, come la riduzione della caduta pelvica e dell’adduzione d’anca o la modifica alla flessione di tronco. L’utilizzo di facilitatori visivi (come, ad esempio, dei nastri colorati attaccati al treadmill) può essere utile nella modifica di lunghezza o larghezza de passo. A livello uditivo, una strategia semplice ma efficace è l’utilizzo di metronomi per fornire al paziente un feedback sulla cadenza del passo da tenere, metodo utilizzabile facilmente anche dal paziente senza supervisione. [1]
Conclusione
Il Gait Running Retraining è una strategia di intervento che può aiutare nella gestione di problematiche tipiche dei runners, riducendo lo stress tissutale in distretti sofferenti o patologici, tramite modifiche alla dinamica di corsa. Le modifiche possono prevedere variazioni a fattori cinetici, cinematici e spaziotemporali della corsa: prima di effettuare un cambiamento allo stile di corsa, bisogna essere consapevoli di cosa comporta ogni modifica, in termini di carico, beneficio per la patologia trattata ed eventuali effetti indesiderati. Inoltre, è sempre importante inserire il Running Retraining all’interno di un trattamento completo, per lavorare sulla multifattorialità degli infortuni.
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- Barton, C J et al. “Running retraining to treat lower limb injuries: a mixed-methods study of current evidence synthesised with expert opinion.” British journal of sports medicine vol. 50,9 (2016): 513-26. doi:10.1136/bjsports-2015-095278
- Napier, Christopher et al. “Gait modifications to change lower extremity gait biomechanics in runners: a systematic review.” British journal of sports medicine vol. 49,21 (2015): 1382-8. doi:10.1136/bjsports-2014-094393
- Davis I. Gait retraining in runners. Orthop Pract 2005;17:8–13.