Tendinopatia peroneale

Ecco una guida per il fisioterapista su valutazione e trattamento della tendinopatia peroneale.

tendinopatia peronea

La tendinopatia peroneale è un disordine muscolo-scheletrico comune, spesso misconosciuto e confuso con la distorsione laterale di caviglia. Su 40 tendini peroneali esaminati clinicamente in primo accesso, solo il 60% è stato diagnosticato correttamente. Nel 40% dei casi la diagnosi è avvenuta in ritardo [1,2,3,4,5]. I tendini chiamati in causa sono quelli del muscolo peroneo lungo e peroneo breve. Essi sono i principali evertori del complesso caviglia-piede, oltre a questa funzione, sono anche importanti stabilizzatori dinamici nell’inversione. Per percorso anatomico diverso i due tendini hanno probabilitĂ  distinte di andare incontro a degenerazione. La diagnosi è clinica ed è confermata da ecografia e/o risonanza magnetica [2]. La tendinoscopia ĂŠ utilizzata nel caso non ci fossero segni positivi all’imaging [2,4]. Non vi è attualmente un algoritmo ottimale nella gestione di questi disordini. Si conviene non temporalizzare l’esordio dell’evento poichĂŠ non incide nel trattamento che è conservativo ed è basato su rimodulazione dei carichi di lavoro, esercizio terapeutico, ghiaccio ed elevazione. È sconsigliata l’immobilizzazione [2].


Tipologia del paziente

Chi soffre di questa condizione è la popolazione attiva e sportiva [1]. Alte richieste prestazionali della caviglia come avviene nei ballerini possono predisporre alla tendinopatia peroneale. Un body mass index elevato, carichi di lavoro eccessivi o altalenanti e traumi diretti possono essere altri fattori di rischio. Non sembrano esserci differenze tra genere per incidenza e prevalenza. Considerando che tale disordine può affliggere gente attiva e sportiva colpisce prevalentemente la popolazione giovane.


Patofisiologia

I muscoli peroneo lungo e peroneo breve originano dal compartimento laterale della gamba e i due tendini prossimalmente decorrono posteriormente al malleolo peroneale, appaiati e contenuti in una comune guaina sinoviale che si estende da circa 4 cm prossimalmente a circa 1 cm distalmente ad esso. I due tendini entrano nel solco retromalleolare, un tunnel osteo-fibroso composto dal retinacolo peroneale superiore, dal legamento astragaloperoneale posteriore, dal legamento peroneocalcaneare e dal legamento tibioperoneale postero-inferiore. Da qui in poi decorrono fino alle loro inserzioni con guaine sinoviali distinte.

Anatomia di muscoli peronei breve e lungo

Al livello anatomico alcune varianti potrebbero essere fonti di eccessivo attrito meccanico nel solco retromalleolare a causa di un aumento degli spazi [1,2,5]. Le varianti in questione riguardano un ventre muscolare del peroneo breve basso che arriva a estendersi fino a tale regione anatomica, oppure essere dotati del muscolo peroneo terzo e/o del muscolo peroneo quarto [1,2]. Se presenti, questi tendini decorrono nel medesimo solco. Sono state descritte inoltre tre zone avascolarizzate che potrebbero essere sito di tendinopatia: una riguarda il tendine del peroneo breve e due il tendine del peroneo lungo. Tuttavia questa ipotesi è oggetto di dibattito. Una promimenza del malleolo peroneale maggiore di 5 mm è correlata a tendinopatia del peroneo lungo a seguito di impingement. nUn piede cavovaro può predisporre alla tendinopatia peroneale. La superficie del solco retromalleolare piatta o convessa è un altro fattore biomeccanico che può incidere sullo sviluppo della tendinopatia peroneale. L’os peroneum è un’altra variante anatomica. Si può trovare nella zona del tunnel cuboideo. Se presente e se calcificato può predisporre a tendinopatia [1,2].


Diagnosi differenziale

  • Frattura da stress
  • Tumore osseo
  • Artrosi sotto-astragalica
  • Artrite
  • Sublussazione tendinea
  • Distorsione laterale di caviglia
  • Rottura totale tendinea peroneale
  • Sindrome da intrappolamento del nervo sciatico popliteo esterno
  • InstabilitĂ  cronica di caviglia
  • Malattia di Marie Charcot Tooth
  • Sindrome dell’os peroneum doloroso (POPS)

Elementi anamnestici

  • Possibile presenza di trauma in inversione
  • Storia di sovraccarichi lavorativi
  • Dolore localizzato in zona malleolo peroneale e/o zona retrocalcaneare laterale
  • Dolore moderato (su scala VAS o NPRS)
  • Peggioramento dei sintomi nei movimenti che compiono i muscoli peronei a freddo (stabilizzatori dinamici in inversione, movimenti di eversione e platiflessione)
  • Miglioramento dei sintomi al continuare dei movimenti di stabilizzazione dinamica in inversione, eversione e plantiflessione
  • Miglioramento dei sintomi a riposo
  • InstabilitĂ 

Esame obiettivo e valutazione

  • Possibile gonfiore tra malleolo peroneale e solco retrocalcaneare
  • Dolore alla palpazione tra zona posteriore malleolo peroneale e solco retrocalcaneare
  • Foot Posture Index per valutare l’allineamento del piede, se cavo varo aumenta la probabilitĂ  di essere di fronte a una tendinopatia peroneale
  • Test passivi in inversione e plantiflessione positivi se evocano il dolore familiare al paziente e nella regione definita in precedenza
  • Test contro-resistenza in eversione, dorsiflessione e flessione dell’alluce positivi se evocano dolore e/o debolezza

Trattamento

Il trattamento è prevalentemente conservativo sebbene in letteratura vengano descritte molte procedure chirurgiche [1,2,4,5].

Gli obiettivi che ci si pone sono quelli di:

  • Ridurre l’edema
  • Ridurre il dolore, prevalentemente nocicettivo
  • Ripristinare l’eventuale ROM perso
  • Aumentare la forza muscolare
  • Migliorare la stabilitĂ  articolare
  • Migliorare la funzionalitĂ 
  • Ottimizzare la partecipazione sociale, lavorativa, familiare e sportiva

Le strategie che vengono attuate per centrare gli obiettivi sono:

  • Modifica delle attivitĂ  per evitare di arrecare ulteriore stress tendineo, quindi la rimodulazione sulla base dei segni e sintomi è necessaria
  • Ghiaccio per limitare il dolore
  • Compressione per limitare il dolore e drenare l’edema
  • Elevazione per migliorare il deflusso venoso
  • Esercizio terapeutico appena la reattivitĂ  del paziente lo consente nelle seguenti modalitĂ :
  • Contrazioni isometriche fino a un massimo di 30 secondi per indurre ipoalgesia.
  • Esercizio eccentrico dei muscoli peronei con volumi che arrivano massimo ad una soglia 3-4/10 su scala NPRS.
  • Contrazioni Heavy Slow Resistant muscoli peronei.
  • Esercizi di rinforzo dei muscoli prossimali dell’arto inferiore per ridurre il carico sulla caviglia
  • Esercizi di equilibrio per migliorare la coordinazione e la stabilitĂ  dinamica articolare
  • Onde d’urto se la terapia conservativa non ha apportato benefici dopo tre mesi

Prognosi

La tendinopatia peroneale ha una prognosi migliore nelle lesioni acute rispetto alle lesioni microtraumatiche [2]. La prognosi è strettamente legata alla diagnosi, questa può arrrivare a ritardi che vanno dai 7 mesi dall’esordio fino a 48 mesi. In generale non dovesse essere sufficiente il trattamento conservativo, nel 95% dei casi trattati chirugicamente si riscontrano alti livelli di soddisfazione e completo ritorno alle attività abitualmente svolte [1].