Neck Pain Aspecifico – Cervicalgia
Una guida per il fisioterapista per il trattamento del Neck Pain Aspecifico.

Il dolore al collo è una condizione comune e una delle principali cause di disabilità in tutto il mondo. [1] Secondo lo studio Global Burden of Disease del 2010, il dolore al collo è la quarta causa di disabilità negli Stati Uniti, dopo il mal di schiena, la depressione e altri disturbi muscolo-scheletrici. [2]
Il dolore al collo può essere classificato in base alla durata dei sintomi, al pattern del dolore e al meccanismo del dolore.
Analogamente ad altre patologie muscoloscheletriche, la durata dei sintomi è classificata come acuta (fino a 6 settimane), subacuta (tra 6 e 12 settimane) e cronica (>12 settimane). [3][4][5]
Per quanto riguarda l’epidemiologia del neck pain, esistono varie definizioni sul dolore cervicale e vari metodi di ricerca impiegati nella letteratura epidemiologica sul dolore cervicale. Questa variazione limita la capacità di confrontare i dati tra gli studi; tuttavia, c’è accordo sul fatto che il dolore cervicale è in aumento in tutto il mondo sia nella popolazione generale che in sottogruppi specifici. [6]
Quando parliamo di neck pain aspecifico parliamo di NAD I e II (neck pain and associated disorders) ovvero un neck pain di origine muscoloscheletrica associato o meno forti fattori psicosociali e interferenza con le attività della vita quotidiana.
Tipologia di paziente
Le donne hanno maggiori probabilità di soffrire di dolore al collo, con un picco di prevalenza nella mezza età. [7]
Il sesso femminile insieme ad una storia pregressa di dolore al collo sono i fattori di rischio più forti e consistenti per l’insorgenza di dolore cervicale nella popolazione generale. L’età avanzata, fare un lavoro usurante, il tabagismo, lo scarso supporto sociale/lavorativo e una precedente storia di lombalgia possono essere anch’essi fattori di rischio. [6]
Lavoratori d’ufficio, informatici, operai, operatori sanitari e persone che guidano per molte ore al giorno hanno una maggiore probabilità di soffrire di dolore al collo e alle spalle rispetto ad altri soggetti. Anche la scarsa soddisfazione lavorativa e percezione di supporto lavorativo sono fattori lavorativi associati al dolore cervicale. [8]
Patofisiologia
Nella regione cervicale esistono numerose strutture anatomiche che possono essere fonti di nocicezione, tra cui le articolazioni zigoapofisarie, le vertebre, i muscoli, i legamenti, le strutture neurali e il disco intervertebrale.
Tuttavia, mancano prove a sostegno dell’ipotesi che queste caratteristiche patoanatomiche siano una fonte primaria di dolore meccanico al collo nella maggior parte dei pazienti di tutte le età. [9]
Le cause patoanatomiche dirette del dolore meccanico al collo sono raramente identificabili. I medici dovrebbero indagare e verificare i risultati clinici (red flags) nei pazienti con dolore al collo per aiutare a determinare la potenziale presenza di patologie gravi, come infezioni, cancro e coinvolgimento cardiaco e la necessità di un referral al professionista di riferimento. [10]
Diagnosi differenziale
- WAD (whiplash associated disorders) – neck pain il cui trigger è un meccanismo di accelerazione/decelerazione
- Frattura e/o instabilità legamentosa
- Patologia reumatica
- Mielopatia
- Infezioni
- CAD (Cervical Artery Disease)
- Dolore riferito da problematica cardiaca
- Neoplasie o metastasi
- Disfunzione dei nervi cranici
- Radicolopatia
Elementi anamnestici
- Dolore in un’area delimitata superiormente dalla linea nucale, inferiormente dalla linea che unisce le spine delle scapole, lateralmente da linee tangenti i lati del collo (NPRS);
- Dolore di intensità lieve e/o moderata;
- Timeline del dolore per la classificazione in acuto, subacuto o cronico;
- Possibili limitazioni del Range of Motion (ROM) cervicali in flessione e/o estensione e/o inclinazione e/o rotazione;
- Possibile presenza di sensazione di collo affaticato;
- Presenza di fattori di rischio (ad esempio lavoro al computer);
- Possibile presenza di fattori psicosociali negativi;
- Buona risposta ai FANS;
- Possibile associazione con altri disturbi (impairment motorio, mal di testa ecc.).
Esame obiettivo e valutazione
- Valutazione dell’atteggiamento del collo (es. capo anteposto)
- Valutazione funzionale (chiedere al paziente di mostrare in che posizione compare il dolore)
- Valutazione ROM attivo in tutte le direzioni di movimento
- Valutazione del ROM passivo ed eventualmente aggiungere una sovrappressione in caso i sintomi non compaiano
- Valutazione dei movimenti combinati
- Valutazione dei movimenti passivi accessori: PA. PA unilaterali
- Flexion rotation test
- ULNT in caso di sospetta meccanosensibilità nervosa
- Palpazione dei tessuti molli per valutare la presenza di dolore miofasciale e dolore miofasciale riferito
- Somministrazione di scale di valutazione (NDI, NBQ, CNDFS, FABQ, SF-36 ecc..)
Trattamento
Il trattamento farmacologico e quello riabilitativo rappresentano le due scelte terapeutiche più comunemente utilizzate per la gestione della cervicalgia acuta, cronica e anche del dolore radicolare. Il trattamento farmacologico è basato sull’utilizzo di FANS, paracetamolo, steroidi, oppiacei, tramadolo, miorilassanti e farmaci psicotropi, ansiolitici e ipnotici. [11]
Il trattamento riabilitativo ha come obiettivo la riduzione e risoluzione del dolore, il recupero della mobilità globale e segmentale, il ripristino delle abilità diminuite dal disturbo cervicale e deve tener conto della capacità di risposta della persona nonché delle strategie di compenso utilizzate rispetto all’evoluzione del disturbo.
Quando il decorso del dolore al collo è favorevole e non ci sono, o ci sono, solo pochi fattori prognostici negativi, la fisioterapia e raccomandata soprattutto per fornire informazioni e consigli. Quando il recupero non avviene, il fisioterapista può influenzare i fattori prognostici negativi e può esserci un’indicazione per la fisioterapia. [12]
Il trattamento del Neck Pain differisce in base alla sua classificazione e agli elementi raccolti durante l’anamnesi e l’esame fisico. Le linee guida del 2017 [6] fanno le seguenti raccomandazioni:
Intervento fisioterapico in pazienti con neck pain con deficit di mobilità
Obiettivi nella gestione del neck pain
- Comprensione della problematica da parte del paziente;
- Coinvolgimento attivo del paziente e del medico nel programma riabilitativo;
- Riduzione del dolore e dei sintomi associati;
- Recupero delle limitazioni articolari
- Riduzione della disabilità (o incremento della funzionalità);
- Miglioramento e ottimizzazione della partecipazione sociale (famiglia, sport, occupazione, hobby o altro).
Strategie per la gestione del neck pain
- Dolore acuto: I clinici devono fornire manipolazioni toraciche, un programma di esercizi per il recupero dei deficit del ROM cervicale e il rinforzo della muscolatura scapolo-toracica e degli arti superiori per migliorare l’adesione al programma terapeutico. Inoltre, in questi pazienti è possibile utilizzare tecniche che prevedano la manipolazione e/o la mobilizzazione cervicale.
- Dolore subacuto: I clinici dovrebbero fornire esercizi per migliorare la resistenza dei muscoli del collo e del cingolo scapolare. Possono essere effettuate manipolazioni toraciche e cervicali e/o mobilizzazioni.
- Dolore cronico: I clinici dovrebbero fornire un approccio multimodale che comprenda trattamento dei tessuti molli, manipolazione toracica e manipolazione o mobilizzazione cervicale; programmi di esercizio terapeutico mirato alle regioni cervicale e scapolo-toracica, esercizio neuromuscolare che preveda l’allenamento della coordinazione, della propriocezione e posturale. Possono essere inclusi esercizi di stretching, allenamento di resistenza, rinforzo muscolare, condizionamento aerobico. Alcuni studi parlano dell’utilizzo di dry needling, laser o trazione meccanica/manuale intermittente. È consigliato l’utilizzo di strategie di educazione e consulenza al paziente che promuovano uno stile di vita attivo e affrontino i fattori cognitivi e affettivi.
Prognosi
La maggior parte degli episodi di dolore cervicale acuto si risolve entro due mesi, anche se circa la metà dei pazienti continua ad avere sintomi lievi o recidive e continua a richiedere assistenza sanitaria per i propri sintomi per alte un anno. [13]
Le variabili che predicono la persistenza includono [6, 14]:
- il sesso femminile
- l’età avanzata
- la presenza di radicolopatia
- una maggiore intensità del dolore alla baseline (dolore >= 6 NPRS)
- Livello di disabilità percepita (NDI > 30%)
- Catastrofizzazione (PCS >= 20 pt)
- Iperalgesia al freddo
- la presenza di più sedi di dolore
- il fumo
- l’obesità
- una cattiva salute generale – presenza di fattori psicosociali
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